Avviso
In vista della pubblicazione del libro sui 100 anni dell’Asilo “G. Lozer”
anticipiamo la copertina e la postfazione
Dal ROSSO al ROSSO
100 anni dell’Asilo “G. Lozer” di Torre
POSTFAZIONE
Arrivati qui, qualcuno si sarà pur chiesto coma mai un titolo così accattivante dato a questo libretto. La ragione è semplice da dirsi, un po’ più complicata da assumere. Il tempo, si ripete spesso, è galantuomo, ed così; anche per il fatto che sa ridare ai colori il loro sapore originale. Il rosso aveva un suo preciso significato al tempo di don Lozer, dato dagli uomini. Ma quale era il significato più profondo, indicato non dagli uomini ma dall’arcobaleno? Era certamente diverso, era il colore che, assieme agli altri, garantiva vivacità alla composizione, ed anche una stabilità maggiore. Insomma un colore che sprigionava vita e unità. Non male.
Difficile indagare perché all’Asilo fosse stato dato questo colore. Se la scelta fosse stata di esclusiva appartenenza di don Lozer, tutto era possibile, anche la rivendicazione di un modo di intendere la vita sociale di cui altri, a suo modo di pensare, volevano assicurarsi il monopolio. Può essere stata fatta senza toni polemici, semplicemente perché quel colore lo si vede da lontano, non passa inosservato da vicino, rimane sempre nuovo.
Il ritorno all’arcobaleno risolve ogni questione e ci ridà quel colore come espressione di vita, di unità, di gioia. Anche come ricordo di quel sangue versato sulla Croce e non solo, quasi a comprendere tutte le vite spese per un ideale di giustizia e di pace, soprattutto per un ideale di amore. Raccoglie quindi un’espressione pedagogica e didattica eccezionale, degna di una Scuola che aiuta i bambini a muovere i primi passi della loro vita.
Viene affidato a tutti coloro che di questa Scuola fanno tesoro (Famiglie, Parrocchia, Comune, Regione, Stato e altre Istituzioni e Realtà sociali che qui confluiscono, anche a livello di volontariato), soprattutto agli insegnanti che, assieme al resto del personale qui coinvolto e al Consiglio della Scuola, svolgono il compito di trasmettere il sapere del tempo per costruire un tempo futuro più vivo, unito e sereno. Collegando non solo il passato al futuro, in questa Scuola parrocchiale anche la terra al cielo, come ben esprime l’arcobaleno.
A proposito dell’arcobaleno, altra domanda suscitata dalla copertina: come mai quell’immagine così suggestiva? Anche qui la risposta potrebbe essere leggera, ma potrebbe acquistare un significato più profondo. E’ un’immagine scattata da un vicino in un giorno particolare, alla fine di una tempesta. Bella, suggestiva, invitante. Proviamo a darle un altro significato. Quel vicino aveva seguito i lavori di restauro della nostra Scuola passo passo. Si meravigliava di come via via ne uscisse un quadro meraviglioso. Fissava alcuni momenti particolari, e come non fissare quello dell’arcobaleno? Era stata la sua Scuola, la Scuola dei suoi figli e ora dei suoi nipoti: una Scuola carica di ricordi e di affetti.
Alla fine di una tempesta: allora più un auspicio che una realtà. I lavori procedevano come l’anno difficile del corona virus. E qui si lavorava, si continuava a credere che un domani sarebbe arrivato, dopo la tempesta il cielo azzurro e un sole rosso fuoco, quello non del tramonto ma del mattino, all’alba di un nuovo giorno, che rimbalzava sul rosso della scuola e su quell’albero secolare. Anche la parte della fotografia comprendente l’albero non è casuale.
Pure sull’albero c’è da dire qualche cosa. Ora è patrimonio dei beni ambientali della Regione Friuli Venezia Giulia; dopo qualche anno di verifica della sua consistenza. Proprio durante i lavori la prima perlustrazione, con un invito: a lasciare libero lo spazio delle radici. “Perché così soffre”, è stato detto. La verifica ha portato ad un’altra scoperta, che il leccio non c’era prima dell’avvio dei lavori dell’Asilo, è stato impiantato per la circostanza. Ha gli anni dell’Asilo, ne è il suo custode, amorevole custode con i suoi rami alti e ampi e sotto i bambini a giocare e a rincorrersi, alla sua ombra quando il sole spende forte. Un simbolo di vita che cresce e raccoglie, che invia e attende, un nonno ancora robusto che guarda con apprensione lontano e sorride a chi gli sta vicino, facendogli il solletico con piedi leggeri e alcune grida, talvolta esuberanti, quel leccio ancora impiantato lì: un inno alla vita ed anche alla riconoscenza.
don Giosuè Tosoni – parroco presidente