XI Domenica durante l’anno – 13 – 20 giugno 2021

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Libretto XI Domenica durante l’anno – 13 – 20 giugno 2021

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Introduzione al libro di Don Giosuè

Introduzione

            Scritto a forma di romanzo, ci si potrebbe chiedere se sia effettivamente un romanzo. Benché il genere letterario tenda ad allungare la già folta tipologia dei romanzi, siamo difronte a un “romanzo” certamente diverso, per molti aspetti anche speciale.

            Racconta di una storia fatta di giorni e persone che vivono la loro vita fra le solite quotidiane difficoltà e attese, ma in un tempo diverso: dentro un’epidemia che pone tanti interrogativi e sembra non dare tregua, eppure bisogna guardare avanti e guardarsi dentro e trovare una via d’uscita. Ecco uno degli aspetti speciali di questo romanzo.

            Un secondo aspetto speciale viene offerto dalla ricerca, attraverso le domande della vita e i tentativi di risposta della cultura, di ieri e di oggi, di individuare la chiave che apre ad un orizzonte di speranza, dove poter collocare il ritmo del tempo con i suoi vari momenti, la compagnia delle persone vicine e lontane, anche il loro ricordo, il significato da dare alle cose di cui disponiamo, del nostro lavoro, occupazionale e artistico.

            Un terzo aspetto speciale proviene dalla considerazione che questo romanzo attribuisce alla fede cristiana. Si chiede: che senso abbia credere in Dio e in colui che la fede cristiana chiama con rispetto e riconoscenza Figlio di Dio, non solo Gesù. Si chiede anche: come essa oggi possa venire ben compresa ed essere in grado di orientare con una forte e gioiosa decisione una scelta e una vita.

            E c’è un quarto aspetto speciale che a me ha particolarmente sorpresa e commossa. Molto famigliare. I personaggi sono reali, persone vive e concrete, di ieri e di oggi, seppure i loro nomi e i loro volti vanno oltre le minute rappresentazioni, mantenendo però vivo il rapporto con le vicende narrate. Di uno soprattutto. Dello zio don Pierluigi.

            Leggendo le bozze, e ringrazio don Giosuè per la delicatezza che ha avuto prima di dare alle stampe lo scritto, anche perché mi ha chiesto un parere sull’insieme, mi sono profondamente commossa. Non poteva che essere così. Il filo conduttore del romanzo va oltre le singole persone, ma lo zio emergeva, in una felice progressione, come il punto di riferimento a cui guadare per avviare una riflessione, da cui partire per aprirsi ad un orizzonte sempre più chiaro, tanto caro allo zio e, ovviamente, all’autore dello scritto. Mi sembrava di rivederlo, di risentirlo, di riabbracciarlo. Come se il suo sorriso, i suoi movimenti, le sue parole continuassero a farsi accanato.

            Di cuore ringrazio ancora don Giosuè e auguro a questo romanzo, per tanti motivi speciale, di portare nelle nostre case, nelle parrocchie, nelle scuole, là dove ci si ritrova per aiutarsi a capire il senso del nostro vivere sulla terra, in questo anno particolare segnato dall’epidemia e da tante domande, di contribuire a superare il momento della paura ed arrivare al momento del coraggio e dell’amore. Infatti, “Il contrario della paura non è il coraggio ma l’amore”, come lasciava scritto Elsa Treu nel suo diario, ritrovato fra le macerie della sua casa a Moggio, distrutta dal terremoto del Friuli del 6 maggio 1976, dove era risalita da Udine per terminare la sua tesi di laurea. Aveva solo venti tre anni e un grande amore per la vita.             

Lucia Roman

Il romanzo è reperibile presso “l’angolo del libro”, in chiesa, entrando sulla sinistra.

Corpus Domini – 6 – 13 giugno 2021

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LETTERA DI FRATEL FRANCESCO

LETTERA DI FRATEL FRANCESCO DALLA MISSIONE CON LA QUALE LA PARROCCHIA E’ GEMELLATA

Carissimi amici della parrocchia ss. Ilario e Taziano di Torre, salute e pace.

         Il rientro in Brasile, il viaggio, una settimana di quarantena…  è andato tutto bene; ho trovato una situazione abbastanza critica, sia a livello politico sociale che a livello di pandemia. Non vi faccio un’analisi dettagliata poiché senz’altro ne avete accompagnato lo sviluppo nei media ufficiali e nella stampa alternativa. Vi basti sapere che ci sono circa 90 mila nuovi casi e 2.500 decessi al giorno. E non avrei mai immaginato di vedere la gente fare la fame di nuovo.

         Nel CEDHOR, il Centro dei Diritti umani, abbiamo avuto alcuni casi sospetti di Covid, ma l’avvocato e l’educatore sociale hanno continuato un accompagnamento a distanza, a volte anche in presenza, in alcuni casi di violazioni, abusi e violenze. Anche l’amministratore ha continuato il suo prezioso lavoro da casa.

         Il PROJETO LEGAL è rimasto chiuso per un tempo, facendo un lavoro online, coi ragazzi e le famiglie, con una rete di whatsapp. Dal primo aprile siamo comunque tornati a fare un lavoro presenziale, dopo che alcune mamme hanno contratto il virus, con sintomi lievi, e la zia di un bambino è deceduta.

         La cooperativa dei catadores COOREMM ha chiuso le porte per alcuni periodi, in un caso a seguito di due autisti cooperanti risultati positivi. Paradossalmente, il bilancio della COOREMM in questo periodo di pandemia, é positivo: sia perché nessun catador é rimasto contagiato dal virus, sia perché in virtú dell’aumento della richiesta di materiali, i prezzi sono aumentati e quindi i catadores possono guadagnare di più tanto che abbiamo creato un “fondo malattia” per aiutare i catadores che non possono lavorare. Sappiamo, però, che tutto questo é momentaneo ed i prezzi possono diminuire di nuovo quando ci sará abbondanza di materiali sul mercato.

         Nella pandemia abbiamo intensificato i momenti di preghiera e spiritualitá e lavorato sul come migliorare la relazione tra di noi e con il “mondo”. Siamo cresciuti come gruppo, uniti nell’obiettivo comune di prenderci cura gli uni degli altri, di instaurare rapporti commerciali corretti e migliorare l’ambiente in cui viviamo. Il merito è dell’equipe che ha lavorato molto sulla formazione umana, spirituale e sociale. Suor Rita, col suo modo di essere, ha dato un grosso contributo. Tutto questo dono, e per questo ringraziamo il Signore. I problemi e le sfide non mancano, ma l’importante é camminare, crescere, avere sempre davanti a noi la prospettiva di un mondo piú giusto e fraterno, del regno di Dio. L’utopia é quel qualcosa che ci fa camminare…  sempre!

         Termino ringraziandovi per tutto quello che fate per noi, per i poveri e per la missione. Che Dio vi benedica e vi doni salute, pace e vita in abbondanza.

         Vi abbraccio,

                                                                            fr. Francesco D’Aiuto – Chico

26 maggio 2021

SS. Trinità – 30 maggio – 6 giugno 2021

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Solennità della Pentecoste – dal 16 al 23 maggio 2021

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Ascenzione del Signore – 16 – 23 maggio 2021

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Libretto VI settimana di Pasqua 2021 – dal 9 al 16 maggio

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Postfazione del libro sui 100 anni dell’Asilo “G. Lozer

Avviso

In vista della pubblicazione del libro sui 100 anni dell’Asilo “G. Lozer”

 anticipiamo la copertina e la postfazione


Dal ROSSO al ROSSO

100 anni dell’Asilo “G. Lozer” di Torre

POSTFAZIONE

            Arrivati qui, qualcuno si sarà pur chiesto coma mai un titolo così accattivante dato a questo libretto. La ragione è semplice da dirsi, un po’ più complicata da assumere. Il tempo, si ripete spesso, è galantuomo, ed  così; anche per il fatto che sa ridare ai colori il loro sapore originale. Il rosso aveva un suo preciso significato al tempo di don Lozer, dato dagli uomini. Ma quale era il significato più profondo, indicato non dagli uomini ma dall’arcobaleno? Era certamente diverso, era il colore che, assieme agli altri, garantiva vivacità alla composizione, ed anche una stabilità maggiore. Insomma un colore che sprigionava vita e unità. Non male.

            Difficile indagare perché all’Asilo fosse stato dato questo colore. Se la scelta fosse stata di esclusiva appartenenza di don Lozer, tutto era possibile, anche la rivendicazione di un modo di intendere la vita sociale di cui altri, a suo modo di pensare, volevano assicurarsi il monopolio. Può essere stata fatta senza toni polemici, semplicemente perché quel colore lo si vede da lontano, non passa inosservato da vicino, rimane sempre nuovo.

            Il ritorno all’arcobaleno risolve ogni questione e ci ridà quel colore come espressione di vita, di unità, di gioia. Anche come ricordo di quel sangue versato sulla Croce e non solo, quasi a comprendere tutte le vite spese per un ideale di giustizia e di pace, soprattutto per un ideale di amore. Raccoglie quindi un’espressione pedagogica e didattica eccezionale, degna di una Scuola che aiuta i bambini a muovere i primi passi della loro vita.

Viene affidato a tutti coloro che di questa Scuola fanno tesoro (Famiglie, Parrocchia, Comune, Regione, Stato e altre Istituzioni e Realtà sociali che qui confluiscono, anche a livello di volontariato), soprattutto agli insegnanti che, assieme al resto del personale qui coinvolto e al Consiglio della Scuola, svolgono il compito di trasmettere il sapere del tempo per costruire un tempo futuro più vivo, unito e sereno. Collegando non solo il passato al futuro, in questa Scuola parrocchiale anche la terra al cielo, come ben esprime l’arcobaleno.

            A proposito dell’arcobaleno, altra domanda suscitata dalla copertina: come mai quell’immagine così suggestiva? Anche qui la risposta potrebbe essere leggera, ma potrebbe acquistare un significato più profondo. E’ un’immagine scattata da un vicino in un giorno particolare, alla fine di una tempesta. Bella, suggestiva, invitante. Proviamo a darle un altro significato. Quel vicino aveva seguito i lavori di restauro della nostra Scuola passo passo. Si meravigliava di come via via ne uscisse un quadro meraviglioso. Fissava alcuni momenti particolari, e come non fissare quello dell’arcobaleno? Era stata la sua Scuola, la Scuola dei suoi figli e ora dei suoi nipoti: una Scuola carica di ricordi e di affetti.

            Alla fine di una tempesta: allora più un auspicio che una realtà. I lavori procedevano come l’anno difficile del corona virus. E qui si lavorava, si continuava a credere che un domani sarebbe arrivato, dopo la tempesta il cielo azzurro e un sole rosso fuoco, quello non del tramonto ma del mattino, all’alba di un nuovo giorno, che rimbalzava sul rosso della scuola e su quell’albero secolare. Anche la parte della fotografia comprendente l’albero non è casuale.

            Pure sull’albero c’è da dire qualche cosa. Ora è patrimonio dei beni ambientali della Regione Friuli Venezia Giulia; dopo qualche anno di verifica della sua consistenza. Proprio durante i lavori la prima perlustrazione, con un invito: a lasciare libero lo spazio delle radici. “Perché così soffre”, è stato detto. La verifica ha portato ad un’altra scoperta, che il leccio non c’era prima dell’avvio dei lavori dell’Asilo, è stato impiantato per la circostanza. Ha gli anni dell’Asilo, ne è il suo custode, amorevole custode con i suoi rami alti e ampi e sotto i bambini a giocare e a rincorrersi, alla sua ombra quando il sole spende forte. Un simbolo di vita che cresce e raccoglie, che invia e attende, un nonno ancora robusto che guarda con apprensione lontano e sorride a chi gli sta vicino, facendogli il solletico con piedi leggeri e alcune grida, talvolta esuberanti, quel leccio ancora impiantato lì: un inno alla vita ed anche alla riconoscenza.  

don Giosuè Tosoni – parroco presidente